2° classificato
"Love”
di Tommaso Faso
Capitolo 1
Chi è che decide quant'è il valore di un amore? C'è un notaio? Un regolamento tipo quello urbanistico? C'è un giudice sentimentale? No, nulla di questo. L'amore si misura in sorrisi. Si misura in diminutivi. Si misura in mani che stringono insieme la bocca dello stomaco. Di questo ne era sempre stato convinto Giorgio.
È inutile provare ad etichettare qualcosa di non etichettabile. Come lo era Martina. Lei era senza forma. Senza perimetro, quasi. Lo amava? Sì, a modo suo. Lo amava nei ritagli di tempo tra una relazione e l'altra. Lo amava quando tornava da un locale in piena notte. Lo amava quando la domenica tornava dalla tomba di sua madre. Lo amava quando il fidanzato di turno la strattonava e le lasciava dei segni viola sul corpo. Lo amava un po'. Poi scappava.
Giorgio c'era sempre stato per lei. Tutti ridevano di lui. Ma lui era sempre lì a prendere quegli scampoli di amore che Martina sapeva dargli. Tanti piccoli foglietti strappati di un cuore di carta più grande, di quelli appesi al muro nella cameretta di un’adolescente. E quando erano insieme si amavano follemente, in una misura incalcolabile. In un modo inspiegabile, per l'appunto ineticchettabile. Poi tutto rallentava, fino all'incontro successivo. Improvviso. Non calcolato.
Durò per anni. Fino al giorno in cui lei rimase incinta, non di Giorgio, ma di qualche figlio di puttana. Lei scappò, la sera stessa in cui per l'ultima volta si amarono. Non disse nulla a Giorgio, non sarebbe stato da lei dare definizione a un addio. “Non smettere mai di amarmi...” sussurrò a lui in un orecchio poco prima di uscire. Lui sorrise. Non lo avrebbe mai fatto. Anche se il tempo ci mise il suo carico da undici.
Capitolo 2
Chi è che decide quanto grosso deve essere il dolore per un abbandono? C'è uno specialista che ti dice “No, guarda, passerà in una decina di giorni”? C'è uno strumento che calcoli con precisione l'intensità di un dolore? Il dolore smette di farti male quando diventa parte di te, è un’arte convivere con il dolore. Giorgio passò mesi e mesi per la stradina che conduceva alla casa di Martina, nell'attesa che questa transitasse con la sua Y10 Bordeaux. Tutti i giorni: un calvario. Giorno dopo giorno. Dopo giorno.
Martina non sarebbe più tornata. E i giorni lasciarono spazio alle stagioni. Poi agli anni. I genitori di Giorgio invecchiarono, gli lasciarono in eredità quel vecchio negozio di paese. Un alimentari, in quei piccoli borghi toscani assediati dai turisti in stagione ma vuoti e desolati d'inverno. Tristi quando vuoti, frustranti quando pieni.
Un giorno in negozio conobbe Angelica. Quel giorno entrò e lui la guardò come se la stesse aspettando da una vita. Aveva gli occhi così grandi e così sognanti che non fu difficile sentire un montante allo stomaco. Di colpo cambiò strada, come quando metti una freccia. “Ha della Spuma Bionda?” domandò lei. Sorrise, amava la spuma bionda. Angelica, anche il nome sembrava salvifico.
Come vanno poi queste cose, si sa. Come un banale ma meraviglioso cliché: ci si conosce, ci si racconta un sacco di cazzate belle e a volte brutte, si va a cena fuori, poi si finisce a letto. Poi ti passo a prendere io. A che ora? Domani che fai? Stiamo correndo. Non stiamo correndo affatto. Ma se rimani a dormire qui, ti va? Eccetera. Eccetera.
Fecero un figlio. Si sposarono dopo anni con un rito civile. La amava? Quanto la amava? Chi può dirlo. Come detto più volte, i sentimenti non sono etichettabili. Non esiste un cazzo di manuale che ci spieghi cosa voglia dire quello che proviamo. Soprattutto, e questo Giorgio lo sapeva, le cose che ti rimangono attaccate addosso non le semini neanche se sei Senna. Il dolore dell'abbandono diventò un buon amico, di quelli che ogni tanto ti invitano a cena e poi ti chiedono di pagare il conto.
Capitolo 3
Chi è che decide quand'è che si può smettere di provare un sentimento per una persona? Chi è che decide quando finisce un qualcosa che è stato grande? Ve lo dico io, nessuno. Nessuno può dire quando si smette di provare qualcosa per una persona che è stata grande nella nostra vita. E c'è un motivo: quella “cosa” diventa sempre un'altra, magari non bella. Magari diventa brutta. Ma non se ne va mai. Resta lì, come un cane sulla tomba del padrone.
E anche l'inverno lasciò spazio alla primavera. Era Aprile, il borgo iniziava a ripopolarsi. Era un giorno come un altro, di quelli in cui non ti aspetti nulla, di quelli in cui ti svegli la mattina e ti guardi allo specchio e ti vedi più stanco, più vecchio, più consumato. A metà mattina entrò una ragazzina intorno ai dieci anni di età. Si avvicinò al bancone, Giorgio la guardò in silenzio. La bambina teneva in mano un pezzo di carta. Lo poggiò sul bancone dopo averlo guardato con uno sguardo totalmente imbarazzato. Giorgio prese il biglietto, lo aprì. Ebbe un sussulto. Un montante, l'ennesimo, allo stomaco.
“Non hai smesso di amarmi, vero?” recitava il biglietto. Quando alzò lo sguardo la bambina stava uscendo. Sul retro del biglietto c'era disegnata una casa con un albero. Era la casa di Martina dove era cresciuta, su quel poggio vicino al borgo. Si sedette. E fissò per almeno cinque minuti quel pezzo di carta, aperto con entrambe le mani.
Nessuno ha il libretto delle istruzioni, il bugiardino delle relazioni. Tanto meno Giorgio. Quando arrivò con la macchina a quel bivio capì, senza alcun dubbio, quanto l'amore sia difficile da etichettare. Tanto meno da gestire razionalmente. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Da una parte la via di casa, dall'altra la stradina che conduceva alla casa di Martina. Uscì dalla macchina e si mise a sedere sul cofano, perdendosi con lo sguardo su quelle colline, le più belle del mondo senza dubbio. Poi capì quello che doveva fare. Salì in macchina e imboccò quella via. Quella che sapeva essere la migliore.
Io non vi dirò mai dove andò Giorgio. Lui me lo ha detto, io ho sorriso. Nessuno, come già detto, ha un manuale d’istruzione in questo mondo, ognuno sceglie sempre la via che lo fa star meglio.
All'amore si giunge attraverso le strade più disparate, ma una cosa è certa: Giorgio è sereno. Più di tanti di voi che pensate di sapere tutto su quel "losing game" che è l'Amore.
Tommaso Faso
Il giudizio della Giuria
Il racconto si distingue per il suo stile coinvolgente e in alcuni tratti post-moderno. Alle domande retoriche che segnano soprattutto l'inizio del testo fa seguito, a contrasto, il movimento della storia stessa e il rapporto diretto che essa crea con il lettore. Bella l'immagine dell'Amore come mosaico di emozioni molto diverse tra loro: le esperienze personali nel corso della vita si ricompongono in un senso di Amore universale. Il punto forte è il finale aperto che permette una visione più ampia di una tematica così complessa come l'Amore. |
L'Amore raccontato nelle diverse strade che la vita ci apre. |
3° classificato
"Come rugiada d’inverno”
di Stefano Ruscito
OGGI È IL TUO COMPLEANNO.
NON TI FACCIO GLI AUGURI
NON NE HAI PIÙ BISOGNO
IL DESTINO TI HA PRESO PER MANO
E TI HA PORTATA CON Sé
IN LUOGHI CHE IO NON CONOSCO.
MA SO CHE
OVUNQUE TU SARAI ADESSO
CHI POTRÀ AVERTI ACCANTO GODRÀ
DELLA TUA SMISURATA ALLEGRIA
INTELLIGENZA
BELLEZZA.
ED IO SARÒ INVIDIOSO DI TANTA FORTUNA.
MA NESSUN DESTINO
NESSUNA TEMPESTA
NESSUNO IN QUESTO MONDO
O NELL'ALTRO POTRÀ
CANCELLARTI DALLA MIA MENTE.
SENTIRÒ ANCORA E ANCORA E ANCORA
IL TUO RIDERE CONTAGIOSO.
VEDRÒ ANCORA E ANCORA E ANCORA
I TUOI OCCHI SPLENDIDI.
SARAI CON ME
E GOCCIOLERAI BELLEZZA
COME SEMPRE
COME RUGIADA D'INVERNO.
Stefano Ruscito
Il giudizio della Giuria
Una poesia che visualizza, nella contrapposizione tra l'Amore terreno perduto e l'Amore spirituale eterno, l'ambiguità dell'Amore stesso: oscillante tra il desiderio della presenza fisica e la profonda consapevolezza che l'Amore continua ad esistere nell'anima. Un testo ben composto, strutturato in due parti: la prima con la conclusione "Ed io sarò invidioso di tanta fortuna", la seconda con la svolta di un nuovo inizio "Ma nessun destino … potrà cancellarti dalla mia mente". |
L'Amore raccontato come sentimento che va oltre la vita stessa. |
4° classificato
"Parole d’affetto per un paese d’adozione”
di Claude
Quando mi è stato proposto di partecipare a un concorso di lettere per San Valentino ho sentito un imbarazzo.
All'amore della mia vita ? Troppo romantico! Ai miei adorati cani? Troppo banale... e via dicendo.
Poi mi è venuta l'idea che potevo scrivere qualcosa che fosse utile a qualcun altro.
E questo è quello che vorrei trasmettere.
“Io non sono di qui”. Con queste parole uno esprime già tutta la sua alterità, fatta di una moltitudine di piccole e grandi cose che compongono la sua cultura.
Vengo da un paese di là delle Alpi, paese “cugino”, così vicino eppure tanto diverso. E io, questa cultura, me la porto dentro, e dopo tutti questi anni ne sono ancora intrisa come al primo giorno, al punto che la mia famiglia riassume questo bagaglio con il termine sfottente di “fissazioni”. Pensate, a volte do fastidio persino a me stessa!
Prima di stabilirmi in Toscana conoscevo l'Italia. Ma chi può dire di conoscere l'Italia quando ne conosce qualche regione, qualche città, qualche isola ? L'Italia è tanta, e tanto complessa.
Cambi regione e ti cambia il mondo attorno.
Con la Toscana, con queste colline, non è stato amore a prima vista. Però quello che vorrei comunicare, e che spero possa servire ad altri - specie in questi tempi di grandi spostamenti di popoli - è la trasformazione che si è fatta in me via via che operava il tempo : nei primi anni la mia “cultura” si ribellava tutte le volte che quella dell'altro si manifestava con troppa evidenza.
Ritenevo normale imporre la mia.
Onestamente in questo desiderio c'era ostilità, come se io intendessi imporre i miei modi , di fare, di pensare, d' interpretare le situazioni. Un po' come uno che, una volta entrato, blocca la porta con il piede per non essere mandato via.
Poi il tempo, che è artista, che goccia goccia fa la stalattite, ha fatto germinare in me la curiosità.
Perché la pensano così ? Perché dicono così ? Ho cercato di capire, ho cercato di arrivare alle radici delle nostre differenze, ho letto, mi sono interessata alla storia di questo paese così vicino al mio e tuttavia -secondo me- così profondamente diverso. Direi anzi che mi ci sono appassionata.
E gran parte delle mie risposte le ho trovate nella sua storia. Adesso che molte cose mi sono più chiare mi rallegro che ci sia ancora tanto da capire, e posso dire che ogni chiarimento di qualche mia perplessità è una piccola gioia che mi spinge a scoprire di più.
Eppure in me non è cambiato nulla. Non si è modificata la mia identità. non è diminuita per fare posto a un'altra cultura. Un po' come il cuore di una madre dove c'è posto per tutti, mi è cresciuta dentro una cultura in più. E questa è una lettera d'affetto a un paese che mi ha dato l'opportunità -in età matura- di uscire da me stessa per approcciarmi con molto rispetto alla sua cultura.
Oggi non dico più “loro”, dico “noi”. E di questo gli sono molto grata.
Claude
Il giudizio della Giuria
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5° classificato
"Oltre”
di Maria Paola Tani
Alle soglie dei mei sessant’anni ho conosciuto un nuovo Amore, immenso, per me il più grande perché sono consapevole che non finirà mai.
Lo stavo aspettando, sapevo che se fossi stata fortunata sarebbe arrivato.
E’ il tipo di Amore che non nasce da un appuntamento programmato, è il destino che sceglie a chi e quando farlo incontrare.
Questo amore lo vivo con tutta me stessa, lo assaporo lentamente perché è arrivato nel momento giusto della vita, quello dove si cerca la serenità, dove si ha il tempo di guardarsi indietro e vedere quanta strada si è già percorsa e quanta ne resta da percorrere. Penso che questa forma di Amore sia la più profonda anzi, no non lo penso, ne sono certa.
Mi ha coinvolto tutti i sensi, tutto è accentuato; se dovessi associarlo ad un profumo direi che odora di lavanda fresca, se dovessi abbinarlo ad un colore penserei all’arcobaleno.
Sto parlando dell’Amore che ci avvolge quando si diventa nonni, è l’Amore per la mia prima nipote Camilla.
Non ci sono ricorrenze per festeggiarlo, non esiste un San Valentino, lo festeggiamo tutti i giorni e senza brindisi. A me basta incrociare il suo sguardo e subito diventiamo complici: lei mi guarda con affetto senza giudicarmi per quello che sono stata, io la osservo con Amore immaginandola per quella che sarà.
In questo tipo di Amore sono la parte più fragile, temo per il suo futuro e mi improvviso educatrice con la presunzione di insegnarle che cosa sia la vita.
La missione è difficoltosa, ha solo 3 anni, ma comincerò in questi giorni e vorrei farlo portandola a passeggiare nel Vicolo dell’Amore.
Vorrei spiegarle che quei cuori rossi presenti in quel piccolo borgo rappresentano l‘Amore in tutte le sue sfaccettature; in quei cuori ci sono i nonni, i genitori, gli zii e gli amici presenti e futuri e quando sarà il momento potrà scegliere di passeggiare in quel vicolo con chi si sentirà di amare e la farà sentire amata.
Ma prima di allora dovrà camminare da sola e vedersela con le piccole battaglie della vita. Vorrei parlarle solo di gioie evitando di farle paura ma non farei bene il mio mestiere di nonna; pertanto la educherò lentamente a guardarsi intorno, a non fermarsi alle apparenze, ad andare OLTRE .
Le consiglierò di scegliere gli amici tra coloro che sanno sorridere, le racconterò che per amare o essere amati occorre bilanciare la passione con la volontà, il coraggio con il rispetto e per raggiungere questa alchimia occorre sempre impegnarsi ed andare OLTRE.
E’ un compito difficile il mio, più facile a dirsi che a farsi, per facilitarmi il compito in questa fase in cui lei è bambina mi aiuterò con le favole a lieto fine.
In futuro le insegnerò che non sempre Cenerentola trova il principe azzurro, che nel bosco Cappuccetto rosso può trovare il lupo cattivo, che prima di andare dalla nonna mangerà lei e non è detto che il cacciatore arrivi a salvarla, e infine le insegnerò ad amare il mare anche senza il sole.
Il mare, che entrambe amiamo, è come l’Amore non sempre è calmo ma ogni onda ha la sua bellezza e la sua intensità. Se non ci fossero le onde non apprezzeremo il mare per quello che è. Le tempeste di vento e la pioggia possono arrivare improvvisamente, talvolta sono prevedibili, possono richiede grandi sforzi fisici e psicologici per superarle, ma poi passano, e il loro passaggio può renderci più forti di prima e motivarci ad andare OLTRE.
Amare il mare senza sole significa essere preparati alle nubi della vita sapendo che dietro le nubi c‘e il sole che tornerà a splendere regalandoci albe e tramonti inaspettati; la magia di questa consapevolezza è la spinta per provare ad andare OLTRE.
Ecco il senso di questo mio nuovo Amore: viverlo ogni giorno ringraziando il destino per avermi scelto ed educare Camilla e i miei futuri nipoti ad andare OLTRE ❤️❤️❤️
Maria Paola Tani
Il giudizio della Giuria
Il racconto disegna l'immagine di un Amore idilliaco al punto da non sembrare vero. Pertanto, durante le prime righe di lettura, sorge il dubbio: sarà mai possibile un Amore così puro? In questo senso, il racconto crea una crescente attesa che si risolve con la presentazione della nipote. L'ideale di un Amore incondizionato e privo di giudizio diventa, così, una cosa reale che si percepisce come sentimento sincero. |
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L'Amore raccontato come emozione pura. |